L’area di intervento era una cassa di espansione di un fosso.
Durante i lavori per la realizzazione di una cassa di espansione e di un edificio industriale, nel corso delle operazioni di bonifica bellica preventiva, durante lo scavo assistito sono stati rinvenuti dei rifiuti interrati ed è stata attivata notifica di potenziale contaminazione.
A seguito della notifica preliminare di potenziale contaminazione, considerata l’estensione dell’area (circa 14 ettari) si è provveduto a far eseguire delle indagini indirette (indagini elettromagnetiche e geoelettriche) per verificare la presenza di ulteriori aree con interramenti di rifiuti, e delle indagini dirette (saggi con escavatore, carotaggi, campionamenti e analisi chimiche) per verificare in dettaglio le aree risultate anomale dalle indagini geofisiche.
Le indagini preliminari eseguite hanno rilevato la presenza di ulteriori interramenti di rifiuti.
Dalle indagini preliminari, le analisi del suolo insaturo e delle acque di falda non hanno mostrato superamenti delle CSC.
A seguito di approvazione del piano di caratterizzazione sono state eseguite delle indagini di approfondimento sulla matrice suolo e rifiuto per le sole aree che non interferivano con manufatti e strutture presenti e future e che non ricadevano in aree interessate da opere di scavo.
Dalle indagini eseguite è emersoche la matrice rifiuto non creava impatto né sulla matrice suolo né sulla matrice liquida. Si è proceduto pertanto con:
• la non asportazione dei rifiuti nelle zone non interferenti con manufatti/strutture e con un monitoraggio per le acque di falda a valle dei rifiuti;
• la redazione di progetto per la rimozione dei rifiuti interrati ubicati nelle aree interferenti con l i manufatti previsti.
Ai fini della gestione dei materiali provenienti dagli scavi previsti, sono state realizzate distinte aree di deposito temporaneo a seconda della tipologia del materiale (rifiuto da smaltire o terra e roccia da scavo da riutilizzare).
I rifiuti depositati sono stati coperti progressivamente con teli impermeabili opportunamente ancorati a protezione delle acque meteoriche per evitare dilavamento.
Al termine delle operazioni di scavo e di caratterizzazione, i rifiuti sono stati conferiti a idonei impianti di trattamento, mentre le terre rocce da scavo sono state in parte reimpiegate per il ripristino degli scavi, il rifacimento degli argini e per rilevati.
Considerato che i rifiuti interrati erano ubicati al di sotto del livello di falda, per la rimozione è stato eseguito un abbassamento dell’acquifero con wellpoint, con trattamento e scarico in acque superficiali, per eseguire lo scavo in assenza di acqua.
Una volta istallato e acceso il sistema di pompaggio, ogni impianto wellpoint è rimasto sempre in funzione 24 ore su 24 per garantire gli scavi all’asciutto fino all’ultimazione dell’intervento.
Per poter scaricare le acque di emungimento dagli impianti wellpoint in acque superficiali, è stato progettato ed istallato un impianto di trattamento delle acque emunte.
L’impianto utilizzato era dotato di filtri a funzionamento automatico e con contro lavaggio manuale e costituito da:
- Vasca di raccolta e ecoalizzazione delle acque di emungimento.
- Elettropompa centrifuga.
- Filtro a carbone attivo.
- Tubazione di scarico per trasferimento acque da impianto di trattamento a punto di scarico in acque superficiali.
- Quadro di protezione e comando per pompa e compressore.
- Linee elettriche, idrauliche e pneumatiche di collegamento e cablaggio dell’impianto.
La rimozione dei rifiuti è stata eseguita tramite scavi con l’ausilio di escavatore, una volta raggiunto l’abbassamento della falda necessario per lavorare in assenza di acqua.
I rifiuti interrati rilevati durante le attività di scavo raggiungevano profondità variabili fino a 4-4,5 m da p.c., avevano uno spessore massimo di 2-2,5 m e uno strato di terreno soprastante fino a 2,0 m.
A seguito degli scavi sono stati ralizzati gli opportuni campionamenti e analisi di collaudo
A seguito del rispristino degli scavi , effettuato con le terre conformi, è stato eseguito un monitoraggio semestrale delle acque di falda per 2 anni.
I risultati hanno evidenziato il rispetto delle CSC e hanno permesso la chiusura del procedimento.